865 preferenze, questi i voti raccolti dalla lista capeggiata da Stefania Nobili alle elezioni comunali 2019 a Capaccio. Questo il peso di quello scambio politico-mafioso contestato dal Procuratore di Salerno Borrelli oltre che alla Nobili, all’ex marito di questa Roberto Squecco e all’ex sindaco Franco Alfieri. 865 voti ritenuti dal gip decisivi per l’elezione di Alfieri. Squecco ne è ben consapevole. Nelle intercettazioni si sente dire: “Io questo signore l’ho fatto eleggere, aveva fallito ad Agropoli , io l’ho preso da là e l’ho portato qua”. E sarebbe stato proprio Alfieri, in un primo momento restio a cedere alla mano tesa di Squecco, a contattarlo successivamente “Mi chiama- dice l’imprenditore capaccese in un’altra conversazione intercettata – (e mi dice): “Vedi che io tengo sette liste, se tu vuoi che io vengo a Capaccio mi devi dare una lista di appoggio e mi devi mettere tua moglie candidata”. Un patto, con contropartita la salvezza del Lido Kennedy, che però ad un certo punto sarebbe venuto meno. La struttura balneare era già oggetto di una serie di provvedimenti. Squecco, condannato alla decadenza da ogni licenza e concessioni, utilizza prestanomi per quel lido e finisce di nuovo in carcere per reati legati alla società che lo gestiva. E’ allora che Alfieri prende le distanze da Squecco: “Ora per salvare Roberto mi dovrei inguaiare io?” e in una cerimonia annuncia l’abbattimento del lido e la realizzazione di un’Arena. Lo definisce abusivo, parla di beni confiscati alla criminalità e questo non va giù a Squecco che medita vendetta. “Lo scanno- viene intercettato- lo attacco dietro ad una macchina”. Prima quindi le minacce riportate da terzi ad Alfieri, poi i contatti prima con un rumeno e poi con la mala di Baronissi per fargliela pagare. Si parla di un gesto eclatante, anche di una accoltellamento ma Squecco vuole che Alfieri torni da lui in ginocchio e quindi si progetta di far saltare in aria la sua auto, quella che per andare a Capaccio lasciava ogni mattina in una pompa di benzina di Agropoli. Nella vendetta di Squecco dovrebbe finire anche il comandante della Polizia locale di Agropoli, Rinaldi che gli aveva confiscato il lido e l’imprenditore Leopoldo Marrandino che secondo lui era interessato alla struttura. Poi tutto finì in un nulla di fatto perché i pregiudicati di Baronissi temevano che Squecco fosse intercettato dalla Dia e che non fosse certo il pagamento per l’attentato.
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