Una mappa di tutte le attività di interesse veterinario del Vallo di Diano e delle loro caratteristiche per essere in grado di intervenire in caso di esondazione del Fiume Tanagro e metterle in sicurezza . E’ questo il fulcro del progetto “Pianificazione delle attività dei servizi veterinari per la mitigazione del rischio in caso di esondazione del fiume Tanagro” voluto dal Cervene e Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno in collaborazione con la Comunità Montana Vallo di Diano. Il 15 gennaio ad Auletta è stato firmato il protocollo d’intesa per l’avvio del programma tra il direttore tecnico del Cervene Raffaele Bove e il Presidente dell’Ente montano Raffaele Accetta. L’accordo si sostanzierà in una divisione dei compiti: il Cervene, il Centro Regionale di Riferimento Veterinario per le emergenze non epidemiche che si trova ad Auletta si occuperà di indicare le aziende e gli insediamenti produttivi di interesse veterinario ( ossia, caseifici, macelli, centri di raccolta latte, canili, agriturismi, ambulatori di liberi professionisti, apiari) e la Comunità li riporterà su mappa GIS per individuare quelli che si trovano in fasce di rischio. “E’ questa- ha detto il presidente Accetta- un’occasione sia per controllare le attività che operano in quest’area sia per essere in grado di avvisarne i titolari per tempo. Oggi è possibile prevedere con una certo anticipo le esondazioni e piano piano arriveremo ad usare una app in grado di inviare un messaggino in caso di pericolo e mettere in sicurezza gli animali”. Non va dimenticato che nel Vallo di Diano l’ esondazione non è uno scenario tanto lontano visto che il territorio vede in media ogni anno dai 750 ai 1000 millimetri di precipitazioni. Nel 2010, la straripamento del fiume causò numerosi danni a carico del comparto zootecnico e nel 2011, l’area fu interessata da focolai di antrace, cosa che la espone al rischio “carbonchio ematico”, se le spore del Bacillo dovessero riaffiorare per via dell’esondazione. Ecco dunque il primo step dell’accordo: censire le attività e individuarne il grado di rischio . Poi, in una fase successiva, si svolgerà un’azione di sensibilizzazione con i veterinari per spiegare i pericoli ai titolari delle aziende presenti nelle fasce meno sicure in modo che essi mettano in campo azioni volte alla mitigazione del rischio fino anche magari al trasferimento dei capi e delle attività. Il progetto richiede la collaborazione di diversi enti pubblici e dei cittadini ed ha come obiettivo la tutela delle produzioni, la sanità animale e la salute alimentare dei residenti. I dati raccolti con un questionario anche in merito alle capacità produttive dellr attività zootecniche e veterinarie saranno poi integrati all’interno dei piani di emergenza zonali di Protezione civile dei singoli Comuni.
Daria Scarpitta