Ascea, suicidio di Jessica. Chieste le condanne per padre e fratello.

Svolta nel caso del suicidio di Jessica Sacco, la 22enne di Ascea che morì lanciandosi dal balcone di casa il 15 marzo 2015 dopo i dissidi familiari sul suo fidanzamento. Ad un passo dalla conclusione del processo di primo grado, in cui risultano imputati il padre e il fratello della giovane, si va verso la derubricazione del reato loro contestato. Al termine del dibattimento dinanzi alla Corte di Assise di Salerno, infatti, il Pm ha chiesto la condanna dei due per il solo reato dei maltrattamenti, facendo venire meno  sia l’aggravante dell’avvenuta morte  che quella dei comportamenti abbietti e futili motivi. Il pubblico ministero ha chiesto dunque  3 anni per il padre della giovane Luigi Sacco e 2 anni e sei mesi per il fratello Stefano. A febbraio è prevista la discussione della difesa dei due imputati pronta a chiedere l’assoluzione. Il suicidio avvenne  in un contesto di scontri familiari in quanto i parenti di Jessica non vedevano di buon occhio il fidanzamento della ragazza con un giovane di Mandia, dove i Sacco gestiscono un bar. E proprio quella terribile domenica ci fu un’ennesima lite tra il fidanzato  e i familiari della ragazza. Jessica venne costretta a rientrare in casa e mentre di sotto nel bar proseguiva l’alterco, la ragazza si lasciò cadere di sotto. Morì all’ospedale di Vallo. Ora il Pm ha riconosciuto  che la famiglia non immaginava di certo questa terribile  conseguenza ma ha ribadito i maltrattamenti , parlando di calci e schiaffi , minacce e ingiurie , di privazione della libertà anche economica, a cui la giovane era stata sottoposta  dai suoi dopo la scoperta della relazione. I  suoi congiunti si sono sempre dichiarati innocenti, puntando il dito contro il fidanzato,  anzi erano stati loro a chiedere un approfondimento sulle ferite rinvenute sulla ragazza, oltre quelle della caduta.