Il colonnello Cagnazzo aveva un interesse personale nell’uccidere Angelo Vassallo. E’ uno degli elementi che emerge nelle 141 pagine in cui sono raccolte le motivazioni del Tribunale del Riesame chiamato a pronunciarsi sulla misura degli arresti comminata ai carabinieri Cagnazzo e Cioffi, all’imprenditore Giuseppe Cipriano e al boss Romolo Ridosso. Il Riesame aveva confermato per tutti il carcere ed ora si chiarisce anche il perché. Per i giudici infatti, Cagnazzo era interessato, assieme ai fratelli Palladino, ai profitti connessi alla droga, che trovavano nel sindaco di Pollica invece uno strenuo oppositore. Di qui l’interesse all’omicidio. Su Cagnazzo pesa anche l’impossibilità di sapere dove fosse al momento del delitto e il fatto che il depistaggio era stato organizzato come se sapesse ciò che stava per accadere. Per Cioffi e Cipriano invece il diretto interesse negli affari legati alla droga avrebbero convinto il Riesame a non concedere nessuna revoca degli arresti. C’è poi il rischio di reiterazione del reato. Tutte le accuse formulate reggono. Il Riesame ha ritenuto attendibili le dichiarazioni dei pentiti sul caso, in particolare quelle di Eugenio D’Atri , che, detenuto insieme a Ridosso, ne aveva raccolto le confessioni. Ora tre degli indagati, Cioffi, Cagnazzo e Cipriano si sono rivolti alla Cassazione per le misure cautelari e si attende l’udienza fissata a febbraio. Intanto la Fondazione dedicata al sindaco pescatore torna a spingere sull’indagine politica, “per far luce – dice – su responsabilità e connivenze di natura istituzionale”. ” Il Pd deve prendere posizione- ha detto il presidente Dario Vassallo – e dimostrare di essere dalla parte della legalità assumendo provvedimenti chiari rispetto a questa vicenda. È inaccettabile che personaggi coinvolti in vicende così oscure abbiano ricoperto e continuino a ricoprire ruoli di responsabilità politica e amministrativa. “.
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