L’Associazione Salerno 1943 richiede, che anche il sommergibile “Velella” venga formalmente riconosciuto quale “Sacrario militare subacqueo” affinchè il sacrificio dei 51 marinai inabissatisi con lo stesso non venga dimenticato. “Questo riconoscimento – ha spiegato il Presidente dell’Associazione Vincenzo Pellegrino – comporterebbe l’applicazione al “nostro” Sommergibile delle disposizioni normative militari sui cimiteri di guerra creando le basi per la costituzione di un museo interattivo in cui ricordare i 51 marinai del Velella, vittime inconsapevoli di un evitabile errore strategico che poteva e doveva essere evitato”. Il sommergibile Velella, varato nel 1937 nel 1943, ricevette l’ordine di sbarrare il percorso ad un convoglio nemico impegnato nel risalire le coste tirreniche alla volta di Salerno. Il Velella salpò dunque da Napoli il 7 settembre e non ne fece più ritorno. Solo dopo il 1948 si seppe che il sommergibile aveva avuto la sventura di incrociare nei pressi di Punta Licosa una squadra navale della Royal Navy ed era stato silurato. Nessuno dei 51 uomini dell’equipaggio si salvò, così come non si salvò il gattino Scheggia che allietava la vita di bordo. Fu l’ultimo sommergibile perduto in guerra dalla Regia Marina contro gli Alleati, l’Armistizio venne firmato quasi in contemporanea e forse la tragedia si sarebbe potuta evitare. Il relitto del Velella è stato individuato nel 2003 a circa 8-9 miglia da Punta Licosa, a 138 metri di profondità e ancora pressoché intatto E’ ad oggi ricordato con una targa apposta nel porto di San Marco di Castellabate. Riconoscerlo come sacrario militare consentirebbe di avere un punto formale di ricordo in cui poter condividere una delle pagine più tristi e sanguinose della Seconda Guerra mondiale.
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