“Sono stato io!”. Ha confessato di aver ucciso la sua ormai ex compagna Christian Persico, il muratore 36enne accusato del femminicidio di Tina Sgarbini, il cui corpo senza vita è stato ritrovato sabato mattina nel suo appartamento a Montecorvino Rovella. Dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere davanti ai magistrati della Procura di Salerno, l’uomo durante l’udienza di convalida ha ammesso le sue responsabilità davanti al gip che ha così disposto per lui la misura cautelare della custodia in carcere con l’accusa di omicidio pluriaggravato.
Secondo quanto ricostruito, la morte della 47enne risalirebbe alla notte tra venerdì e sabato: Tina sarebbe stata prima stordita con calci e pugni e poi immobilizzata e soffocata, presumibilmente con una busta di cellophane avvolta intorno alla testa. Una ricostruzione che potrebbe trovare conferme nell’esame autoptico che verrà effettuato nelle prossime ore all’ospedale di Eboli, dove si trova attualmente la salma della donna: un esame che chiarirà in maniera puntuale come è deceduta Tina, madre di tre figli avuti da una precedente relazione.
La morte della 47enne ha particolarmente scosso la comunità di Montercorvino Rovella, dove alcuni cittadini hanno affisso uno striscione che recita “L’amore non uccide”, non solo per la brutalità con cui è avvenuta, ma soprattutto perché Tina viene ricordata da tutti come una donna determinata, gentile e riservata, che nonostante numerose difficoltà ha sempre messo al centro della sua vita i figli, ora rimasti senza la loro madre.