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Furto di 500 metri di binari sulla Sicignano-Lagonegro. I carabinieri intervengono e i ladri fuggono via lasciano sul posto escavatore, trattore e refurtiva.

Sicignano-Lagonegro, spariscono i binari - Cronaca - La Città di Salerno

È stata avviata un’indagine sul furto di binari ad Auletta. I Carabinieri sarebbero già sulle tracce dei malviventi. Una parte della refurtiva è stata recuperata e restituita a ferrovie dello Stato, proprietaria della tratta ferrata in questione, anche se dismessa dal 1987. Il materiale è stato portato via, infatti, dalla Sicignano-Lagonegro in uno dei punti più impervi tra Auletta e Pertosa. Lì la vegetazione, in tanti anni di abbandono, ha preso il sopravvento. Sarebbero stati portati via almeno 500 metri di binari. Sono sparite rotaie e traversine. L’obiettivo era quello di venderle ad aziende specializzate nel recupero di materiale ferroso. Ma l’intervento dei Carabinieri della locale stazione ha evitato di portare a termine il colpo. I miliari sono giunti sul posto mentre la banda di ladri era impegnata nella rimozione. Alla vista dei Carabinieri, si sono dati alla fuga facendo perdere le loro tracce. Però avrebbero le ore contate. Intanto sono stati posti sotto sequestro i mezzi meccanici, un escavatore e un trattore, che stavano utilizzando per rimuovere e portare via i binari della Sicignano-Lagonegro. Un sequestro che dovrebbe consentire agli inquirenti di risalire rapidamente agli autori del furto. Una parte della refurtiva era ancora sul posto quando sono giunti i Carabinieri. L’inchiesta sarebbe ad un passo dagli autori del reato commesso a danno della Sicignano-Lagonegro. Una tratta ferroviaria dismessa e abbandonata, ma ancora al centro di lotte e progetti per la sua riattivazione.

 

Antonietta Nicodemo

Truffa da 720 mila euro alla Bper di Bellizzi. Disposti 9 arresti. Ai domiciliati anche un direttore e due funzionari della banca.

Marsciano, fanno saltare bancomat col gas ma arrivano i carabinieri: niente  bottino // Umbria24.it

Maxi truffa ai danni di un istituto di credito di rilievo nazionale. In nove sono finiti agli arresti domiciliari. Tra di loro c’è anche un direttore di filiale. Un’associazione a delinquere con base logistica presso la sede di Bellizzi della banca. Un’associazione scoperta dalla Guardia di Finanza di Salerno. Complessivamente sono 90 le persone indagate per riciclaggio, auto riciclaggio e mediazione creditizia abusiva.  Tra i 9 arrestati, ci sono anche due funzionari di banca, all’epoca dei fatti impiegati presso la sede del direttore. Secondo quanto emerge dal fascicolo di inchiesta, il fine ultimo del sodalizio era quello di frodare la banca attraverso l’erogazione di finanziamenti che, una volta elargiti, venivano restituiti soltanto in minima parte. Il sistema escogitato sfruttava, dall’interno, le maglie larghe delle istruttorie per il credito al consumo, che nel caso di specie portava alla concessione del prestito nell’arco di 24 ore. Ben definiti i compiti dei membri dell’organizzazione. Il direttore della filiale e i due funzionari con lui in servizio predisponevano il carteggio necessario per autorizzare l’accreditamento delle somme, con tanto di buste paga e dichiarazioni dei redditi false, attestanti fittizi rapporti di lavoro. Altri cinque degli arrestati, invece, avevano il compito di reclutare gli “pseudo clienti”.  Si trattava per lo più di persone prive di fonti di reddito, talvolta senza fissa dimora, anche con precedenti penali, che mai avrebbero avuto il riconoscimento del credito, se la loro pratica non fosse stata istruita con documentazione del tutto “taroccata”. La gran parte dei beneficiari dei prestiti truffaldini sono dei Comuni di residenza dei cinque incaricati di intercettarli, Salerno, Eboli, Battipaglia, Montecorvino Pugliano e, addirittura, Castelnuovo Cilento, distante 60 km (più di un’ora di auto) dalla filiale di Bellizzi (SA), base dell’organizzazione. Le Fiamme Gialle hanno così accertato che la presunta associazione a delinquere ha concesso una novantina di finanziamenti per un’erogazione complessiva di oltre 800.000 euro. Alla banca, però, sono state rimborsate rate per neanche un decimo (meno di 80.000 euro). Considerato che agli “pseudo clienti” veniva lasciata grosso modo la metà delle somme, l’organizzazione ha potuto così incassare, nel brevissimo arco temporale di tre mesi, profitti illeciti pari a 350.000 euro. Oltre agli arresti il Gip ha disposto il sequestro preventivo di 73.000 euro, nella disponibilità di tre degli indagati, nei cui confronti sono formulate anche le accuse di riciclaggio ed auto-riciclaggio.

 

Antonietta Nicodemo

Polla, anziana positiva deceduta al Curto, i familiari presentano denuncia.

Dopo il ricovero in Fisiopatologia Respiratoria al "L.Curto" di Polla  lascia una lettera: "Grazie, avete reso la mia degenza serena e sicura" -  Italia2Tv

I parenti dell’anziana di Sala Consilina positiva, morta nei giorni scorsi all’ospedale di Polla, vogliono vederci chiaro sul decesso. Per questo hanno sporto denuncia ai Carabinieri della Compagnia di Sala Consilina che hanno già provveduto ad acquisire la cartella clinica. La signora Caterina Tuozzo, di 86 anni, era arrivata al Curto di Polla dopo un malore improvviso. Al test fattole all’ingresso era risultata negativa e dunque era stata trasferita nel reparto di Neurologia. Dopo qualche giorno era arrivato però l’esito del tampone: positivo. Una situazione che aveva determinato anche la necessità di chiudere il reparto e mantenere il personale in servizio in attesa di una soluzione: o il trasferimento dell’anziana in una struttura Covid della provincia di Salerno o le sue dimissioni. La vicenda era finita anche all’attenzione dei sindacati che avevano denunciato il fatto che pazienti e personale erano rimasti chiusi per 4 giorni nel reparto. Mentre si proseguiva nel cercare un posto all’anziana negli ospedali Covid, purtroppo è intervenuto il decesso. I familiari vogliono capire se quanto avvenuto durante i giorni del ricovero possa aver compromesso lo stato di salute della donna e in qualche modo determinato la morte. Una decisione assunta dopo che nel corso della settimana si erano svolti anche i funerali dell’anziana. Venerdì però i familiari hanno deciso di ricorrere all’aiuto di un legale di chiedere alle autorità preposte di fare luce su questo decesso: il 17esimo su 18 morti totali avvenute tra cittadini del Vallo di Diano risultati positivi al Covid.

Daria Scarpitta

Sapri, arrestato per le rapine messe a segno a Grosseto. In carcere pluripregiudicato di 47 anni.

Carabinieri - Open

In pochi mesi ha evaso la sorveglianza speciale e si è reso responsabile di una serie di rapine a Grosseto. Da venerdì scorso è rinchiuso in carcere un pregiudicato napoletano residente da anni nel Comune di Sapri. Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal Gip di Grosseto a carico di Salvatore Bifolco di 47 anni. L’uomo era sotto sorveglianza speciale per una serie di reati di cui si era reso responsabile negli anni precedenti. Un mese e mezzo fa si è allontanato dalla cittadina salernitana facendo perdere le sue tracce. Era ricercato su tutto il territorio nazionale. Nel frattempo ulteriori indagini hanno consentito di verificare che l’uomo nei mesi scorsi si era reso responsabile di una serie di rapine nel Comune di Grosseto. Secondo gli accertamenti ha agito solo, travisato da mascherina, cappellino ed occhiali. Semplice la dinamica: dopo aver minacciato l’esercente, si faceva consegnare i contanti presenti in cassa e quelli in possesso delle vittime stesse. A farne i danni in particolare una lavanderia di Grosseto, la cui titolare aveva subito due rapine in tre giorni. In poco tempo era diventato un incubo per tutti gli esercenti. Il tre agosto scorso Bifolco è stato rintracciato ed arrestato a Napoli: in quell’occasione le manette sono scattate perché aveva violato la sorveglianza speciale, allontanandosi dal comune di Sapri, da cui non poteva muoversi senza autorizzazione. Si sono così aperte le porte del carcere, dove venerdì è stato raggiunto dall’ordinanza che, condividendo i risultati investigativi dei Carabinieri, ha riconosciuto la sua mano nelle rapine avvenute l’estate scorsa a Grosseto.

Antonietta Nicodemo

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