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Incidente sull'autostrada A3, auto si incastra contro un tir. Muore Vincenzo Licordari

Inutile ogni tentativo di soccorso. Per Vincenzo Licordari non c’è stato niente da fare . E’ morto, sul colpo, per le gravi ferite riportate dall’incidente che si è verificato questa mattina, all’alba, sull’autostrada Salerno Reggio Calabria all’altezza dello svincolo di Battipaglia. Ancora non è chiara la dinamica del drammatico sinistro, si sa solo che il 44enne, di origini napoletane, ma da tempo residente a Pisciotta, docente presso un istituto di Agropoli, al volante della sua Fiat Coupè ha tamponato a forte velocità un tir che viaggiava sulla corsia sud. Un impatto violentissimo che non ha lasciato scampo al conducente del veicolo. L’auto si è letteralmente incastrata sotto il mezzo pesante riducendosi in un groviglio di lamiere. Sul posto sono subito giunti i sanitari del 118, le squadre Anas e gli agenti della Polizia di Stato, ma nulla hanno potuto se non constatare il drammatico epilogo. Per estrarre il corpo ormai senza vita del professore napoletano che da anni si era trasferito nel Cilento, sono dovuti intervenire i vigili del fuoco. Solo dopo che le autorità competenti hanno effettuati i rilievi necessari per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente la circolazione autostradale è ritornata alla normalità.

Roberta Cosentino

Agropoli: offende la figlia e da del cornuto al padre. Ora deve risarcire i danni.

[Estratto Corriere del Mezzogiorno]

Sono colpiti negli affetti e possono presentare denuncia, e ottenere risarcimento o comunque «soddisfazione», i genitori che vengono offesi «di riflesso» con attacchi alla onorabilità delle loro figlie. Lo sottolinea la Cassazione che ha confermato la condanna per ingiuria nei confronti di un uomo che incontrando al mercato un impiegato del Comune di Agropoli, con il quale ha avuto un alterco, gli aveva detto che la figlia «è una p...., e tu saresti un cornuto». La giovane donna in questione, che peraltro non era presente allo scontro verbale tra il genitore e il conoscente, non aveva presentato alcuna denuncia mentre suo padre aveva sporto denuncia. Ad avviso della Suprema Corte «quanto alla veste di persona offesa in capo al padre, è di palese evidenza che il contesto della frase rivolta a quest'ultimo fosse ingiuriosa proprio nei suoi confronti, avendo l'imputato inteso colpire direttamente la parte civile nei suoi affetti familiari e costituendo il riferimento alla figlia proprio lo strumento per ledere l'onorabilità del padre».

Il comune di Agropoli condannato dopo 26 anni al risarcimento dei danni causati ad una cittadina

Il comune di Agropoli pensava di averla fatta franca e invece dopo 26 anni è stato condannato al risarcimento dei danni causati ad una cittadina. 316789 euro la somma che dovrà sborsare in favore della ricorrente dopo la pronunzia dei giudici del Tribunale di Vallo della Lucania. La vicenda ha avuto inizio nel 1987 quando la donna adì le vie legali per chiedere il risarcimento dei danni causati dalla vicinanza del depuratore comunale alla sua abitazione. Ma non è tutto, la donna si oppose anche alla messa a dimora, a ridosso della sua villetta, di alcuni alberi ad alto fusto. Una siepe a tutti gli effetti anche se diversa da quelle solitamente impiantate. Il comune si oppose alle eccependo che “ l’impianto era stato realizzato in una zona a vincolo speciale e che la barriera di alberi era stata realizzata allo scopo di ovviare a possibili immissioni al vicinato”. Tesi respinta in pieno, tanto che il comune di Agropoli è stato condannato al pagamento degli oltre 30mila euro in favore della residente il sui ricorso era partito il 27 marzo del 1987. Il sindaco Franco Alfieri a sentenza depositata è riuscito ad ottenere un accordo di transazione per 230mila euro. Il comune, inoltre potrà versare la somma in tre tranches, spalmando, l’importo su tre esercizi finanziari.

Roberta Cosentino

Capaccio, novelli sposi derubati di regali e di buste

Doveva essere un giorno tra i più belli della loro storia d’amore e invece, a 24 ore di distanza dal fatidico si, due sposi salernitani si sono ritrovati a vivere un incubo. Sono stati derubati di tutto ciò che avevano ricevuto in dono. Regali, ma anche soldi. Tutto sparito nel giro di pochi minuti, massimo dieci, dicono i diretti interessati. Il tempo di acquistare delle mozzarelle di bufala, bere un drink sul lungomare di Capaccio e la loro auto è stata ripulita di ogni bene. Un bottino da oltre trentamila euro quello nelle mani dei ladri, visto che solo dalle buste i novelli sposi avevano racimolato più di ventimila euro. I due freschi coniugi, lei di Castel San Giorgio, lui di Mercato San Severino, sabato scorso dopo aver pronunciato il sì, si erano spostati, con familiari, parenti e amici in una nota struttura alberghiera capaccese per il banchetto nuziale, la stessa dove hanno, poi, trascorso la prima notte di nozze. Al mattino seguente hanno caricato tutto nel portabagagli per fare ritorno nella loro città, ma la tappa sul cammino per il ritorno verso casa gli è costata cara. Parcheggiata l’auto negli stalli coperti, ma incustoditi, dinanzi al Villaggio Camping Nettuno, gli sposi forse presi dall’euforia e ignari di quanto poteva accadergli, si sono diretti verso l’attività commerciale per le fare gli acquisti gastronomici. Al loro rientro verso l’auto l’amara scoperta. Forzata una portiera i ladri erano riusciti ad impossessarsi di tutti i regali si nozze. Inutile l’sos alle forze dell’ordine, del gruzzolo come dei rapinatori non c’era più nessuna traccia.

Roberta Cosentino

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