Eboli, concorsi pilotati. Agli arresti il sindaco Massimo Cariello. Quattro persone interdette dai pubblici uffici.
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- Pubblicato Venerdì, 09 Ottobre 2020 14:40
Bufera giudiziaria sul Comune di Eboli. A pochi giorni dalla nuova vittoria alle urne, il sindaco rieletto con quasi l’80% delle preferenze Massimo Cariello è finito agli arresti domiciliari. Stamane i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno hanno dato esecuzione all’ordinanza emessa dal Gip del locale tribunale nei confronti del primo cittadino e di altre 4 persone, per cui è scattata l’interdizione dai pubblici uffici per 12 mesi. Le accuse contestate agli indagati, a vario titolo, sono di corruzione, abuso d’ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio, e falsità ideologica in certificati per aver condizionato, in cambio di favori di varia natura, due procedure concorsuali: una indetta presso il Comune di Eboli per l’assunzione di due educatori di asilo nido a tempo indeterminato e una avviata presso il Comune di Cava de’ Tirreni per la selezione di 10 istruttori direttivi amministrativi. Nei guai, oltre a Cariello, sono finiti anche Giuseppe Barrella, responsabile del Settore Urbanistica del Comune di Eboli; Francesco Sorrentino, Direttore dell’Area Amministrativa del Comune di Cava de’ Tirreni; Annamaria Sasso e Vincenzo D’Ambrosio, rispettivamente presidente e componente della commissione esaminatrice del concorso indetto ad Eboli. Secondo quanto emerso dalle indagini della Procura di Salerno, per la selezione a educatore di asilo nido il sindaco aveva concordato l’ordine della graduatoria con la Sasso e D’Ambrosio, in quanto membri della commissione, favorendo l’assunzione di un candidato a lui vicino. In cambio aveva promesso ai due componenti della commissione, entrambi dipendenti comunali, incarichi più importanti in Comune. Invece per la selezione a Cava de’ Tirreni per favorire un candidato a lui vicino, Cariello aveva chiesto e ottenuto dal funzionario cavese Sorrentino, componente della commissione d’esame, gli argomenti della prova, promettendogli in cambio di adoperarsi per evitare la nomina a Presidente del Consorzio farmaceutico di Salerno di un soggetto non gradito a Sorrentino, Direttore generale del consorzio. Nel corso delle indagini è emerso anche il rilascio da parte di Cariello e del funzionario Barrella di titoli autorizzativi illegittimi a due imprenditori per la realizzazione di un impianto industriale nella zona agricola della Piana del Sele sottoposta a vincolo paesaggistico. In cambio i due imprenditori si sono prestati alle richieste del sindaco di concedere fondi ad associazioni che hanno organizzato eventi ad Eboli patrocinati dal Comune. In questo contesto stamane è stato sequestrato l’impianto industriale in questione di proprietà della Alphacom Italia S.r.l.
Daria Scarpitta
Il torrente esonda e ingoia l’auto su cui viaggiava. Desireè Quagliarella è morta affogata. Salvo il cognato. Domani i funerali della 26enne a Stio Cilento.
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- Pubblicato Giovedì, 08 Ottobre 2020 13:47
Il torrente in piena ha travolto l’auto su cui viaggiava insieme al cognato. Lei è morta affogata, lui è riuscito a salvarsi aggrappandosi ad una pianta. È quanto accaduto mercoledì pomeriggio ad Albanella durante un violento temporale che si è abbattuto sulla Piana del Sele. Il torrente è esondato e ha travolto la macchina che stava percorrendo la strada antistante il fiumiciattolo nei pressi di un ponticello. L’auto è finita nel torrente in piena. La ragazza Desireè Quagliarella di 26 anni, evidentemente, non ha avuto il tempo né la forza per provare a tornare a galla. La vettura è stata subito individuata dai soccorritori, ma al suo interno non c’era la ragazza. Il suo corpo è stato trovato senza vita dopo un’ora e mezza circa di ricerche. A trovarlo sono stati due residenti del posto che hanno voluto partecipare volontariamente alle ricerche. La dinamica dell’incidente e la causa del decesso sono apparse da subito chiare. La Procura ha subito rilasciato la salma ai familiari per i funerali che saranno celebrati venerdì alle 10:00 a Stio Cilento, paese di cui Desireè era originaria. Da un po’ di tempo conviveva ad Albanella con il fidanzato. Si sarebbero dovuti sposare a settembre ma per via dell’emergenza Covid l’avevano rinviato di un anno. Lascia i genitori - il padre è un Carabiniere in pensione - due sorelle e l’uomo con il quale aveva deciso di trascorrere il resto della sua vita. Un amore spezzato da un drammatico destino.
Antonietta Nicodemo
Buonabitacolo, Omicidio Pascuzzo. Il Pubblico Ministero presenta appello.
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- Pubblicato Martedì, 06 Ottobre 2020 14:45
La Procura di Lagonegro ha presentato ricorso in appello contro la condanna in primo grado a 18 anni di Karol Lapenta, reo confesso dell’omicidio del coetaneo Antonio Pascuzzo. Si attende dunque che venga fissata l’udienza per il processo di secondo grado sul terribile delitto avvenuto il 6 aprile 2018 a Buonabitacolo. Il Pubblico Ministero che già durante il processo a Lagonegro aveva chiesto, assieme all’avvocato delle parti civili, l’ergastolo per il giovane di origini polacche punta alla revisione delle sentenza di primo grado che invece non aveva riconosciuto due delle tre aggravanti contestate, in particolare la premeditazione e la crudeltà, e aveva comminato 18 anni di reclusione a per l’omicidio. Nel processo di primo grado erano emersi i rapporti tra Lapenta e Pascuzzo, due giovani, l’uno all’epoca dei fatti 18enne e l’altro 17enne, entrambi di origini straniere, il primo arrivato dalla Polonia e adottato ad 11 anni, il secondo da poco tornato a vivere a Buonabitacolo dal padre dopo aver trascorso l'infanzia in Perù con la madre. Due ragazzi che abitavano nello stesso paese ma che non si frequentavano se non per la cessione di piccole quantità di marijuana come doveva avvenire anche in quella terribile sera in cui si consumò il delitto. Il movente dell’omicidio infatti è stato sempre ricondotto alla volontà di Lapenta di appropriarsi di tutta la marijuana che Pascuzzo deteneva per lo spaccio, pur non avendone il denaro, un’azione però secondo i giudici di primo grado, non premeditata ma, decisa nel giro di una mezz’ora da quando i due avevano cioè, come dimostrano i tabulati telefonici, preso appuntamento. Queste conclusioni, però, che tenevano conto anche della difesa di Lapenta la quale ha sempre sostenuto l’incapacità di intendere e di volere del giovane, il suo disagio psichico e la mancata sussistenza di due aggravanti, non hanno mai collimato con la posizione del Pubblico Ministero che ha deciso di fare appello. In questo nuovo processo Karol Lapenta, al momento trasferito dal carcere di Potenza, non sarà più accompagnato dall’avvocato Michele Di Iesu, il legale che fino ad ora lo ha seguito.
Daria Scarpitta
Morte Casalnuovo, la sentenza definitiva della Cassazione. Assolto il Maresciallo Cunsolo.
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- Pubblicato Venerdì, 02 Ottobre 2020 09:17
La Corte di Cassazione ha confermato l’assoluzione del maresciallo dei carabinieri Giovanni Cunsolo in merito alla morte del giovane di Buonabitacolo Massimo Casalnuovo avvenuta nel 2011. Nella serata di ieri la pronuncia definitiva della Suprema Corte. Si chiude così un’annosa vicenda che aveva diviso a lungo gli animi sul territorio valdianese. Cunsolo era già stato assolto dal Tribunale di Sala Consilina, poi era stato condannato in secondo grado e, per decisione della Cassazione, era stato sottoposto ad un nuovo processo di secondo grado da cui era uscito ancora una volta con l’assoluzione. Il procuratore generale non aveva presentato opposizione alla sentenza d’appello ma la famiglia di Casalnuovo aveva deciso di rinnovare le proprie ragioni presentando ricorso. Adesso dunque si attendeva la terza e ultima pronuncia e nella giornata di ieri la Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dalle parti civili confermando l’assoluzione piena per il maresciallo. Massimo Casalnuovo morì ad un posto di blocco dei carabinieri, cadde dal suo scooter battendo la testa fatalmente. Il maresciallo, all’epoca dei fatti comandante della stazione di Buonabitacolo e oggi in servizio a Centola-Palinuro, era stato accusato di aver con un calcio determinato lo slittamento del mezzo. Accuse ora definitivamente cadute. “ Si è chiuso un incubo durato nove anni- ha commentato l’avvocato Renialdo Lagreca difensore con l’avvocato Michele Pinto del maresciallo- Rimaniamo sereni, senza manifestazioni di gioia inopportune visto che la vicenda riguarda un evento luttuoso e drammatico. Il calvario del maresciallo Cunsolo, però, speriamo che faccia comprendere a tutti che i processi non si celebrano in piazza, nelle strade o sui social ma in tribunale e nei palazzi di giustizia dove è consentito alle parti di dire “mi oppongo” e a ciascuno di rappresentare la propria opinione”.
Daria Scarpitta
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