PROCESSO CASALNUOVO. APPELLO TUTTO DA RIFARE. PAPA' OSVALDO: "SIAMO PRONTI".
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- Pubblicato Martedì, 05 Dicembre 2017 13:19
Tutto da rifare il processo di appello per la morte di Massimo Casalnuovo, il 21enne di Buonabitacolo deceduto nel 2011 candendo dallo scooter, dopo che non si era fermato al posto di blocco dei Carabinieri. La Cassazioneha annullato la sentenza di secondo grado emessa dalla Corte di Appello di Potenza che condannava il maresciallo Giovanni Cunsolo, all’epoca dei fatti comandante della stazione di Buonabitacolo, a 4 anni e sei mesi. La Corte ha rinviato il fascicolo alla Corte d’Assise d’Appello di Salerno dove si aprirà un altro processo di secondo grado. La Procura generale aveva chiesto l’annullamento della condanna d’appello, che era arrivata dopo che in primo grado il maresciallo era stato assolto dall’accusa di omicidio preterintenzionale perché il fatto non sussiste. Lunedì, dopo otto ore di camera di consiglio, la Cassazione si è pronunciata accogliendo il ricorso presentato dal legale del maresciallo, Renivaldo Lagreca. “ Avevamo sollevato varie questioni- ha detto l’avvocato- Per noi nella sentenza di secondo grado c’era un vizio di motivazione della condanna, visto che si era fantasticato di fatti non emersi nel processo. Inoltre, si parlava di compatibilità chimica e cromatica, cose escluse dalla Polizia scientifica; era stata banalizzata la ferita al piede del maresciallo, che mostrava come invece fosse stato investito dallo scooter, e si era ricostruita una dinamica diversa secondo cui il maresciallo , ferito sul piede sinistro, avrebbe calciato il ciclomotore con il destro. In ultimo, era stata corposamente ridotta la lista testi da noi presentata. La sentenza d'appello era una mostruosità giuridica. La Corte ha stabilito che sarà necessario un nuovo vaglio della vicenda – ha proseguito La Greca - ma fino a che non avremo le motivazioni non sapremo quali di questi nostri rilievi hanno poi determinato la scelta della Cassazione di annullare la condanna.” Delusa la famiglia Casalnuovo che aveva pensato di chiudere finalmente questa dolorosa vicenda giudiziaria. Il papà Osvaldo, però, non è disposto ad arrendersi. “Devono ora motivare,- ha detto- e per bene, se è ammissibile che un carabiniere dia un calcio ad un ciclomotore nel corso di un posto di blocco, perché questo è stato confermato e riconosciuto da tutte le parti. Bisogna inoltre chiarire che non c’è al momento nessuna assoluzione. E’ stata contestata la sentenza. Ora quando arriveranno le motivazioni si chiarirà quale punto del procedimento secondo la Corte non è stato condotto correttamente. Noi siamo pronti a ripeterlo secondo le disposizioni che emergeranno”.
Daria Scarpitta
POLICASTRO, L'EX ITTICOLTURA VERRA' DEMOLITA. L'ANNUNCIO DEL SINDACO DOPO LA PRONUNCIA DEL TAR.
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- Pubblicato Venerdì, 01 Dicembre 2017 15:27
Il Tar di Salerno ha rigettato il ricorso della Comunità Montana Bussento, Lambro e mingardo sulla demolizione dell’ex impianto di itticoltura. Ad annunciarlo è lo stesso sindaco di Santa Marina, Giovanni Fortunato. La sentenza interviene nel lungo braccio di ferro che da anni si sta consumando tra l’ente montano e il Comune di Santa Marina . Quest’ultimo con ordinanza n.12 del 2008 aveva stabilito la demolizione dell’ex impianto di itticoltura in quanto opera abusiva. La Comunità Montana era intervenuta chiedendo l’annullamento dell’ordinanza e di ogni altro atto connesso. Ora, “Il Tar – ha fatto sapere Fortunato in una nota – si è definitivamente pronunciato sul ricorso, condannando l’ente montano alla refusione delle spese di in favore delle parti nella misura di 1500 euro ciascuna e ordinando, inoltre, che la sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa. Sono pienamente soddisfatto - ha continuato il primo cittadino – per la sentenza che vede la vittoria del Comune e della legalità. Abbiamo già progettato la riqualificazione dell’area. Al posto dell’ex itticoltura sorgerà il Borgo Marinaro Romano, un progetto di grande interesse per l’intero golfo di Policastro”.
USURA, ASSOLTI MUSSARI E VIGNI DI MPS. ERANO STATI DENUNCIATI DA UN IMPRENDITORE DI AGROPOLI
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- Pubblicato Venerdì, 01 Dicembre 2017 14:47
Assolti perché il fatto non costituisce reato. Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, i pezzi da novanta del Monte Paschi di Siena, sono stati assolti dal reato di usura in terra cilentana giovedì sera nel corso dell’udienza svoltasi presso il Tribunale di Vallo della Lucania. L’ex Presidente e l’ex Direttore generale dell’istituto bancario erano stati accusati di aver praticato tassi usurai nei confronti di un imprenditore di Agropoli, Antonio Feola, che aveva presentato denuncia per il tasso effettivo globale che gli era stato praticato dalla filiale agropolese di Mps tra il 2006 e il 2008. Un valore secondo l’accusa di molto superiore al limite previsto dalla legge ruotante attorno al 14%. Nello specifico, il primo anno l’uomo avrebbe corrisposto un TEG del 34,61%, nel 2007 del 22,11% e nel 2008 del 21, 39%. La difesa di Mussari e Vigni, sostenuta dagli avvocati Enrico De Martino e Franco Maldonato, però, ha dimostrato che gli interessi praticati sul conto corrente bancario non hanno mai superato le soglie fissate trimestralmente dal Ministero dell’Economia e non hanno mai contravvenuto a quanto stabilito dalla Banca d’Italia. I legali hanno sostenuto che la commissione di massimo scoperto prima del gennaio 2010 non può considerarsi parte del TEG in quanto pattuita prima dell’entrata in vigore della legge che ha inteso regolare la cosiddetta usura sopravvenuta. Le argomentazioni sono state accolte dal collegio giudicante presieduto da Gaetano De Luca che ha emanato così l’assoluzione. Solo qualche giorno fa proprio in merito ai Teg e al reato di usura il Gup di Vallo della Lucania aveva assolto tutti i funzionari e impiegati della Bcc del Cilento perché il fatto non sussiste.
CASELLE, ALUNNI MALTRATTATI. SOTTO PROCESSO 10 MILA FILE DELLE TELECAMERE NASCOSTE NELLE AULE.
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- Pubblicato Giovedì, 30 Novembre 2017 13:54
E’ entrato nel vivo il processo contro i cinque imputati accusati di maltrattamenti sugli alunni della scuola primaria di Caselle In Pittari. Davanti alla giustizia sono finiti quattro docenti : Rina Lovisi, Rosa Fiscina, Ines Stella e Anna Torre che avrebbero abusato dei mezzi di correzione e l’ex preside Biagio Bruno, ormai in pensione, accusato di non aver adottato i necessari provvedimento nonostante le segnalazioni dei genitori. Nell’udienza di venerdì scorso sono stati sentiti i primi a testimoni della pubblica accusa. A comparire davanti ai Giudici sono stati due carabinieri della Stazione di Sanza, il Comandante Antonio Russo e Raffaele Urciuoli. Sono stati chiamati a riferire sui contenuti del materiale video raccolto durante il periodo d’indagine 2011-2014. Le immagini riprese dalle telecamere nascoste dimostrerebbero con quanta violenza le maestre trattavano i piccoli alunni quando questi erano particolarmente vivaci o non davano ascolto al loro richiamo al silenzio. Tra le scene descritte dai due militari quella in cui Lovisi solleva l’alunno dal pavimento e poi lo lascia cadere a terra. A un perito fonico sono stati consegnati gli oltre dieci mila file audio e video che mostrerebbero i maltrattamenti subiti dai bambini dell’elementari. Avrebbe dovuto consegnare al Tribunale il risultato la scorsa settimana ma data l’enorme quantità di video da visionare e trascrivere, ha chiesto altro tempo per ultimare il suo lavoro. Nell’udienza del 22 dicembre sarà fissata la nuova scadenza per la consegna della perizia. Il processo proseguirà il 16 febbraio 2018. In quella seduta verranno ascoltati altri carabinieri della Compagnia di Sapri che hanno condotto le indagini per conto della Procura della Repubblica di Lagonegro. L’inchiesta è partita nel 2011 dopo la denuncia di alcuni genitori, che si sono costituiti parte civile nel processo contro docenti ed ex preside. Attualmente dell maestre imputate solo due continuano a prestare servizio nella stessa scuola di Caselle: Ines Stella e Anna Torre. Rosa Fiscina è in pensione.
Antonietta Nicodemo
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