Depositate le motivazioni del Tribunale di Vallo della Lucania sul processo Kamaraton, un terremoto giudiziario conclusosi in primo grado con le condanne degli ex sindaci di Camerota Antonio Romano, Antonio Troccoli, del vicesindaco Michele De l Duca, degli amministratori Ciro Troccoli, Alfonso Esposito e Rosario Abbate nonchè di funzionari del Comune. Nelle 257 pagine viene fuori la gestione privatistica e clientelare della cosa pubblica messa in atto dalle amministrazioni coinvolte nell’inchiesta. Le risorse pubbliche venivano utilizzate per interessi privati e per favorire soggetti vicini politicamente. Veri e propri ricatti che avvenivano per garantire il proprio sostegno elettorale. In questo contesto gli ex assessori Abbate e Del Duca, a d esempio, avrebbero preteso affidamenti o assegnazioni di lavori a persone a loro vicine in cambio del sostegno politico. Tutto emerge nelle intercettazioni, che invano le difese degli imputati hanno tentato di far invalidare, e che invece i magistrati hanno ritenuto ricche di “una miniera di commenti”. Mostrano nell’utilizzo di un linguaggio senza freni una piena consapevolezza della gravità delle condotte poste in essere. Emblematica ad esempio è la frase con cui gli stessi amministratori definiscono il proprio operato come quello di “ chi rema per i fatti propri” e il Comune una “troccolata”. L’inchiesta partì attorno dalla irregolare gestione della Tosap, la tassa sul suolo pubblico e ha messo poi in evidenza un sistema in cui i fondi pubblici servivano a sostenere spese e benefici privati e in cui le partecipate, in particolare La Calanca e Marina Leon di Caprera venivano usate come bancomat per premiare fedelissimi dell’amministrazione. Al centro del sistema proprio i due ex sindaci , Antonio Romano e Antonio Troccoli, condannati rispettivamente a 13 e 12 anni.
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